martedì 28 dicembre 2010

IL GASTRONAUTA - GUIDA ENOGASTRONOMICA SUD SARDEGNA





Il Gastronauta sbarca in Sardegna con un progetto della Camera di commercio di Cagliari. Il giornalista romagnolo Davide Paolini, che da anni accompagna i lettori e gli ascoltatori del Sole24Ore e Radio24 attraverso i piatti tipici del Belpaese, ha percorso gli itinerari del sud dell'Isola.
Questi viaggi culinari - e non solo - sono ora disponibili gratuitamente attraverso un apposito collegamento dal sito internet della Camera di commercio di Cagliari dedicato al turismo e all'enogastronomia di qualità (www.hospitalitysardinia.com) che porta turisti e curiosi in giro alla riscoperta del sud della Sardegna. Gli "Itinerari di Davide Paolini" sono una sorta di guida online con percorsi turistici culturali ed enogastronomici scritti secondo lo stile del "Gastronauta" e ospitati sulle pagine del Sole 24ORE e su Radio24.



www.hospitalitysardinia.com/itineraridavidepaolini

SARDEGNA DEL SUD ITINERARI DEL GUSTO DI DAVIDE PAOLINI PREFAZIONE
E' un percorso temporale quello intrapreso per noi dal famoso gastronauta Davide Paolini attraverso la Sardegna del sud. Cibovagando, per utilizzare un termine a lui caro, ha visitato paesi, città, zone rurali, sperimentato sapori e profumi, curiosando e creando per noi numerosi itinerari. Con questa trasposizione web abbiamo cercato di mantenere intatto quanto più possibile lo spirito con il quale questi testi, un piccolo diario di viaggio, sono stati scritti. La scelta delle foto e dei colori è fatta col fine di rievocare i paesaggi e i prodotti citati, in modo da ricreare, per quanto possibile, la sua esperienza. Un viaggio che è bello rivivere leggendo le sue impressioni ma sopratutto speriamo che possa servire da stimolo per ripercorrerlo in prima persona. Buon viaggio Davide Paolini
Profondo conoscitore e cultore delle meraviglie alimentari del nostro paese, è autore di guide e libri enogastronomici. Da quindici anni collabora con il domenicale del Sole 24 Ore. Per Radio 24 ha condotto 'A noi ci piace', per poi dedicarsi interamente alla rubrica Il 'Gastronauta'. SARDEGNA SUD-OCCIDENTALE SULCIS

Terra di abrebaroi, ovvero sciamani, che da secoli si tramandano l'arte di curare con erbe mediche e officinali gli esseri viventi, siano essi uomini, animali o piante. Questo è il magico Sulcis, regione che deve il suo nome all'antica città di Sulci, di cui rimangono segni sull'isola di Sant'Antioco. Ricoperta da una selvaggia macchia mediterranea, impreziosita da giochi di contrasti fra i paesaggi d'acqua e di roccia, possiede un'eredità di tradizioni che gli deriva da un intreccio di culture diverse (fenici, punici, romani, liguri...). Un melting pot che trova espressione perfetta nella cucina locale che annovera fra le sue prelibatezze la cashcà (cuscus tabarchino), la focaccia genovese, robusti piatti di montagna conditi con erbe aromatiche e saporitissime pietanze di mare.

Sono però i vini il fiore all'occhiello del Sulcis: tra i vitigni più pregiati bisogna sicuramente ricordare il Carignano che può fregiarsi della denominazione d'origine controllata. Il vino che se ne ricava si distingue in un rosso dal sapore fruttato e in un rosato dal gusto floreale e secco.


Carbonia
Carbonia è una città giovane che deve nascita e nome allo scoperta del giacimento carbonifero Sirai-Serbariu. Inaugurata nel 1938 da Mussolini, all'epoca di maggior splendore economico un terzo dei suoi 60 mila abitanti trovava lavoro nell'attività estrattiva. Di quei trascorsi restano a memoria gli alloggi dei minatori, ossatura di un impianto urbanistico progettato secondo i canoni dell'architettura fascista del tempo. Dello stesso stile trovo il teatro, il municipio,
la chiesa, la torre littoria e le grandi fontane nella piazza principale.

Su un colle appena fuori la città, visito il parco archeologico di Monte Sirai, dove passeggio fra i resti di una fortezza fenicio-punica. Da quassù lo sguardo attraversa le pianure ed arriva fino al mare.

San Pietro
Risalgo verso Portoscuso dove prendo il traghetto per l'isola di San Pietro. Dopo circa mezz'ora di traversata vedo il suo profilo collinare all'orizzonte e progressivamente le pittoresche abitazioni di Carloforte, una sequenza di palazzi del Settecento e dell'Ottocento, dai diversi stili e colori. Appena metto piede a terra e mi inoltro nelle viuzze del centro cittadino, vengo colto dalla sensazione di essere altrove, non in Sardegna. Colgo stralci di discorsi in genovese tra i vecchietti seduti sulle panchine all'ombra delle palme, vedo caratteristici balconi in ferro battuto e sui menù appesi fuori dai ristoranti leggo di piatti a base di couscous. Finalmente in una piazza trovo un'epigrafe che commemora e spiega la storia di questa curiosa realtà sarda. Si narra che nel 1738 Carlo Emanuele III concesse l'isola ai discendenti di un gruppo di liguri originari di Pegli che risiedevano a Tabarka, in Tunisia. Mandati lì nel '500 per sfruttare i ricchi banchi di corallo, dopo più di due secoli in cui erano ancora ridotti in stato di schiavitù, il re pensò bene di spedirli a San Pietro, per togliere ai corsari un'importante base d'appoggio.. . . .
Così in questa enclave genovese mi capita di assaggiare una cucina che fa della fusione di culture e tradizioni il suo punto di forza: il fainè di farina di ceci e la salsa al pesto sono di chiara provenienza ligure, di origine araba il cascà (cuscus) e campidana la pasta con le fave e la fregola. La bottarga di tonno, affettata sul pane o grattugiata sulla pasta, è una prelibatezza che non mi lascio sfuggire. Tra le locali paste fresche una menzione va ai cassoli (gnocchetti simili ai malloreddus) e ai raiêu (ravioli).
Dopo la scorpacciata tabarkina, lascio il paese e imbocco la strada delle saline, luogo di rifugio dei fenicotteri. Successivamente costeggiando il litorale, fra scogli scolpiti dal vento e dalle acque turchesi, scopro spiagge e calette di una bellezza selvaggia ed esotica. Cala Fico è al centro di un'oasi protetta LIPU, tra le cale Rossa e Vinagra, a tutela del Falco Eleonorae che, ogni anno, migra dal Madagascar e nidifica negli anfratti rocciosi di questo tratto di costa. Il mare è ricco di pesce e di tonno pregiato, la maggior parte acquistato dai giapponesi. . . . .
In località La Punta, all'estremità settentrionale dell'isola, si trova la tonnara. A questo ricercatissimo pesce è dedicata la manifestazione Girotonno, una delle più importanti rassegne culturali ed enogastronomiche del sud-ovest sardo che si tiene a Carloforte all'inizio dell'estate. Mi segnalano anche la Sagra del Cuscus Tabarkino che promuove l'altro tipico piatto dell'isola di San Pietro.


Sant'Antioco
Riprendo il traghetto, ma questa volta la destinazione è Calasetta, sull'isola di Sant'Antioco. Anche qui sono presenti tracce della cultura e tradizione tabarkino-genovese. Dal porto vedo il paese adagiato sopra una collina, so che vi trova sede una delle più antiche cantine sociali della Sardegna, la cantina di Calasetta che produce un ottimo Carignano.
Vago per l'isola, dove è un susseguirsi di calette e scogliere di roccia vulcanica su un mare turchese. A sud vedo gli isolotti del Vitello, della Vacca e del Toro. Ovunque la palma nana, remota presenza in questo territorio, arricchisce di fascino i paesaggi isolani.
Nella città di Sant'Antioco non manco una visita alle Cantine Sardus Pater, i cui vini hanno origine da un antico vitigno portato forse dai fenici in Sardegna. Assaggio il Carignano rosso e rosato e il Moscato dolce.
Da queste parti è viva la tradizione della tessitura del bisso, fibra naturale marina ricavata dalla lavorazione del filamento ottenuto dalla bava del più grande mollusco del Mediterraneo, detto nacchera.

Tratalias
Da Sant'Antioco attraverso l'istmo che passa sulla laguna di S. Caterina per ritornare sull'isola grande e, prima di giungere nella cittadina di Tratalias, incrocio la Cattedrale di Santa Maria, esempio di architettura romanico-pisana risalente al 1213. Attorno alla chiesa ci sono i resti medioevali dell'antico borgo. Abbandonato negli anni 70, il paese venne ricostruito a più alta quota a causa delle infiltrazioni d'acqua del bacino di Monte Pranu. Poco fuori il centro abitato, nei pressi di una splendida pineta, visito la diga che, con lo sbarramento del Rio Mannu, ha dato vita al lago artificiale di Monte Pranu. Sulle sue sponde c'è il villaggio nuragico di Is Meurras ed il nuraghe omonimo formato da un bastione e quattro torri, unite da un camminamento, di cui una sola quasi intera su due piani.
Nei campi circostanti si coltivano i carciofi spinosi, ingredienti di diverse preparazioni gastronomiche a cui conferiscono un sapore intenso e deciso. Ma è 'sa trattalia' il piatto tradizionale di questi luoghi: un budello di agnellino o capretto farcito con cuore, fegato, polmone, milza e arrostito croccante alla brace.
Santadi
Prima di dirigermi verso la costa a sud, passo da Santadi, centro agricolo situato fra foreste di lecci e rovine di età punica, diviso dal Rio Mannu in due nuclei, Santadi Basciu e Santadi 'e Susu. Il paese è anche uno dei più importanti centri vitivinicoli della zona ed ospita la Cantina Sociale di Santadi, famosa soprattutto per la produzione di Carignano del Sulcis, rosso corposo che ha ottenuto la denominazione d'origine controllata ed è stato vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali.
Ogni anno ad agosto viene celebrato il 'Matrimonio Mauritano', una suggestiva cerimonia di nozze ufficiata secondo l'antica tradizione agropastorale. Gli sposi indossano tipiche vesti e salgono su is traccas, il carro abbellito con fiori e trainato dai buoi, che li conduce, seguito dal corteo di parenti e amici, alla piazza centrale del paese sede del rito. Dopo la cerimonia religiosa i genitori spargono sugli sposi 'sa gratzia', petali di rose, chicchi di grano, granelli di sale e monete mentre le madri frantumano piatti, il tutto come augurio di gioia e prosperità.. . . .
A 6 km da Santadi visito le grotte Is Zuddas, create dai fenomeni carsici che hanno modellato l'intero territorio. Rimango impressionato dallo spettacolo che la natura ha qui allestito: sale di aragoniti, stalagmiti, stalattiti, colate e altre formazioni creano scenari surreali. Nei dintorni si trova anche l'area naturalistica di Gutturu Mannu, una gola scavata tra i monti di una bellezza selvaggia che confina con la riserva di Monte Arcosu.

Porto Pino
Imbocco la SS293 in direzione sud, attraverso Giba e punto dritto verso la costa. Mi aspettano la spiaggia e la laguna di Porto Botte sul Golfo di Palmas. Una natura quasi incontaminata fa da casa ad aironi, di fenicotteri, falchi pescatori, polli sultani, piro-piro e cenerini.
Risalgo verso l'entroterra e prendo la SS195 fino a Sant'Anna Arresi dove giro a destra verso il mare. Mi aspetta la lunga spiaggia candida di Porto Pino con le sue dune e lagune, rifugio dei fenicotteri rosa. L'acqua è limpida e dai colori cangianti. Prendo un sentiero che si snoda tra la macchia mediterranea per raggiungere la scogliera di Candiani, dove l'erosione delle rocce ha creato delle belle piscine naturali. In zona, sul promontorio di Punta Menga, si trova anche il bosco dei pini di Aleppo, una rara varietà siro-libanese. Secondo la leggenda la pineta è cresciuta su una città fenicia sepolta dalla sabbia. I Fenici probabilmente piantumarono i pini sul litorale di Porto Pino per ricavarne legname per imbarcazioni.

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