martedì 28 dicembre 2010

IL GASTRONAUTA - GUIDA ENOGASTRONOMICA SUD SARDEGNA





Il Gastronauta sbarca in Sardegna con un progetto della Camera di commercio di Cagliari. Il giornalista romagnolo Davide Paolini, che da anni accompagna i lettori e gli ascoltatori del Sole24Ore e Radio24 attraverso i piatti tipici del Belpaese, ha percorso gli itinerari del sud dell'Isola.
Questi viaggi culinari - e non solo - sono ora disponibili gratuitamente attraverso un apposito collegamento dal sito internet della Camera di commercio di Cagliari dedicato al turismo e all'enogastronomia di qualità (www.hospitalitysardinia.com) che porta turisti e curiosi in giro alla riscoperta del sud della Sardegna. Gli "Itinerari di Davide Paolini" sono una sorta di guida online con percorsi turistici culturali ed enogastronomici scritti secondo lo stile del "Gastronauta" e ospitati sulle pagine del Sole 24ORE e su Radio24.



www.hospitalitysardinia.com/itineraridavidepaolini

SARDEGNA DEL SUD ITINERARI DEL GUSTO DI DAVIDE PAOLINI PREFAZIONE
E' un percorso temporale quello intrapreso per noi dal famoso gastronauta Davide Paolini attraverso la Sardegna del sud. Cibovagando, per utilizzare un termine a lui caro, ha visitato paesi, città, zone rurali, sperimentato sapori e profumi, curiosando e creando per noi numerosi itinerari. Con questa trasposizione web abbiamo cercato di mantenere intatto quanto più possibile lo spirito con il quale questi testi, un piccolo diario di viaggio, sono stati scritti. La scelta delle foto e dei colori è fatta col fine di rievocare i paesaggi e i prodotti citati, in modo da ricreare, per quanto possibile, la sua esperienza. Un viaggio che è bello rivivere leggendo le sue impressioni ma sopratutto speriamo che possa servire da stimolo per ripercorrerlo in prima persona. Buon viaggio Davide Paolini
Profondo conoscitore e cultore delle meraviglie alimentari del nostro paese, è autore di guide e libri enogastronomici. Da quindici anni collabora con il domenicale del Sole 24 Ore. Per Radio 24 ha condotto 'A noi ci piace', per poi dedicarsi interamente alla rubrica Il 'Gastronauta'. SARDEGNA SUD-OCCIDENTALE SULCIS

Terra di abrebaroi, ovvero sciamani, che da secoli si tramandano l'arte di curare con erbe mediche e officinali gli esseri viventi, siano essi uomini, animali o piante. Questo è il magico Sulcis, regione che deve il suo nome all'antica città di Sulci, di cui rimangono segni sull'isola di Sant'Antioco. Ricoperta da una selvaggia macchia mediterranea, impreziosita da giochi di contrasti fra i paesaggi d'acqua e di roccia, possiede un'eredità di tradizioni che gli deriva da un intreccio di culture diverse (fenici, punici, romani, liguri...). Un melting pot che trova espressione perfetta nella cucina locale che annovera fra le sue prelibatezze la cashcà (cuscus tabarchino), la focaccia genovese, robusti piatti di montagna conditi con erbe aromatiche e saporitissime pietanze di mare.

Sono però i vini il fiore all'occhiello del Sulcis: tra i vitigni più pregiati bisogna sicuramente ricordare il Carignano che può fregiarsi della denominazione d'origine controllata. Il vino che se ne ricava si distingue in un rosso dal sapore fruttato e in un rosato dal gusto floreale e secco.


Carbonia
Carbonia è una città giovane che deve nascita e nome allo scoperta del giacimento carbonifero Sirai-Serbariu. Inaugurata nel 1938 da Mussolini, all'epoca di maggior splendore economico un terzo dei suoi 60 mila abitanti trovava lavoro nell'attività estrattiva. Di quei trascorsi restano a memoria gli alloggi dei minatori, ossatura di un impianto urbanistico progettato secondo i canoni dell'architettura fascista del tempo. Dello stesso stile trovo il teatro, il municipio,
la chiesa, la torre littoria e le grandi fontane nella piazza principale.

Su un colle appena fuori la città, visito il parco archeologico di Monte Sirai, dove passeggio fra i resti di una fortezza fenicio-punica. Da quassù lo sguardo attraversa le pianure ed arriva fino al mare.

San Pietro
Risalgo verso Portoscuso dove prendo il traghetto per l'isola di San Pietro. Dopo circa mezz'ora di traversata vedo il suo profilo collinare all'orizzonte e progressivamente le pittoresche abitazioni di Carloforte, una sequenza di palazzi del Settecento e dell'Ottocento, dai diversi stili e colori. Appena metto piede a terra e mi inoltro nelle viuzze del centro cittadino, vengo colto dalla sensazione di essere altrove, non in Sardegna. Colgo stralci di discorsi in genovese tra i vecchietti seduti sulle panchine all'ombra delle palme, vedo caratteristici balconi in ferro battuto e sui menù appesi fuori dai ristoranti leggo di piatti a base di couscous. Finalmente in una piazza trovo un'epigrafe che commemora e spiega la storia di questa curiosa realtà sarda. Si narra che nel 1738 Carlo Emanuele III concesse l'isola ai discendenti di un gruppo di liguri originari di Pegli che risiedevano a Tabarka, in Tunisia. Mandati lì nel '500 per sfruttare i ricchi banchi di corallo, dopo più di due secoli in cui erano ancora ridotti in stato di schiavitù, il re pensò bene di spedirli a San Pietro, per togliere ai corsari un'importante base d'appoggio.. . . .
Così in questa enclave genovese mi capita di assaggiare una cucina che fa della fusione di culture e tradizioni il suo punto di forza: il fainè di farina di ceci e la salsa al pesto sono di chiara provenienza ligure, di origine araba il cascà (cuscus) e campidana la pasta con le fave e la fregola. La bottarga di tonno, affettata sul pane o grattugiata sulla pasta, è una prelibatezza che non mi lascio sfuggire. Tra le locali paste fresche una menzione va ai cassoli (gnocchetti simili ai malloreddus) e ai raiêu (ravioli).
Dopo la scorpacciata tabarkina, lascio il paese e imbocco la strada delle saline, luogo di rifugio dei fenicotteri. Successivamente costeggiando il litorale, fra scogli scolpiti dal vento e dalle acque turchesi, scopro spiagge e calette di una bellezza selvaggia ed esotica. Cala Fico è al centro di un'oasi protetta LIPU, tra le cale Rossa e Vinagra, a tutela del Falco Eleonorae che, ogni anno, migra dal Madagascar e nidifica negli anfratti rocciosi di questo tratto di costa. Il mare è ricco di pesce e di tonno pregiato, la maggior parte acquistato dai giapponesi. . . . .
In località La Punta, all'estremità settentrionale dell'isola, si trova la tonnara. A questo ricercatissimo pesce è dedicata la manifestazione Girotonno, una delle più importanti rassegne culturali ed enogastronomiche del sud-ovest sardo che si tiene a Carloforte all'inizio dell'estate. Mi segnalano anche la Sagra del Cuscus Tabarkino che promuove l'altro tipico piatto dell'isola di San Pietro.


Sant'Antioco
Riprendo il traghetto, ma questa volta la destinazione è Calasetta, sull'isola di Sant'Antioco. Anche qui sono presenti tracce della cultura e tradizione tabarkino-genovese. Dal porto vedo il paese adagiato sopra una collina, so che vi trova sede una delle più antiche cantine sociali della Sardegna, la cantina di Calasetta che produce un ottimo Carignano.
Vago per l'isola, dove è un susseguirsi di calette e scogliere di roccia vulcanica su un mare turchese. A sud vedo gli isolotti del Vitello, della Vacca e del Toro. Ovunque la palma nana, remota presenza in questo territorio, arricchisce di fascino i paesaggi isolani.
Nella città di Sant'Antioco non manco una visita alle Cantine Sardus Pater, i cui vini hanno origine da un antico vitigno portato forse dai fenici in Sardegna. Assaggio il Carignano rosso e rosato e il Moscato dolce.
Da queste parti è viva la tradizione della tessitura del bisso, fibra naturale marina ricavata dalla lavorazione del filamento ottenuto dalla bava del più grande mollusco del Mediterraneo, detto nacchera.

Tratalias
Da Sant'Antioco attraverso l'istmo che passa sulla laguna di S. Caterina per ritornare sull'isola grande e, prima di giungere nella cittadina di Tratalias, incrocio la Cattedrale di Santa Maria, esempio di architettura romanico-pisana risalente al 1213. Attorno alla chiesa ci sono i resti medioevali dell'antico borgo. Abbandonato negli anni 70, il paese venne ricostruito a più alta quota a causa delle infiltrazioni d'acqua del bacino di Monte Pranu. Poco fuori il centro abitato, nei pressi di una splendida pineta, visito la diga che, con lo sbarramento del Rio Mannu, ha dato vita al lago artificiale di Monte Pranu. Sulle sue sponde c'è il villaggio nuragico di Is Meurras ed il nuraghe omonimo formato da un bastione e quattro torri, unite da un camminamento, di cui una sola quasi intera su due piani.
Nei campi circostanti si coltivano i carciofi spinosi, ingredienti di diverse preparazioni gastronomiche a cui conferiscono un sapore intenso e deciso. Ma è 'sa trattalia' il piatto tradizionale di questi luoghi: un budello di agnellino o capretto farcito con cuore, fegato, polmone, milza e arrostito croccante alla brace.
Santadi
Prima di dirigermi verso la costa a sud, passo da Santadi, centro agricolo situato fra foreste di lecci e rovine di età punica, diviso dal Rio Mannu in due nuclei, Santadi Basciu e Santadi 'e Susu. Il paese è anche uno dei più importanti centri vitivinicoli della zona ed ospita la Cantina Sociale di Santadi, famosa soprattutto per la produzione di Carignano del Sulcis, rosso corposo che ha ottenuto la denominazione d'origine controllata ed è stato vincitore di numerosi premi nazionali e internazionali.
Ogni anno ad agosto viene celebrato il 'Matrimonio Mauritano', una suggestiva cerimonia di nozze ufficiata secondo l'antica tradizione agropastorale. Gli sposi indossano tipiche vesti e salgono su is traccas, il carro abbellito con fiori e trainato dai buoi, che li conduce, seguito dal corteo di parenti e amici, alla piazza centrale del paese sede del rito. Dopo la cerimonia religiosa i genitori spargono sugli sposi 'sa gratzia', petali di rose, chicchi di grano, granelli di sale e monete mentre le madri frantumano piatti, il tutto come augurio di gioia e prosperità.. . . .
A 6 km da Santadi visito le grotte Is Zuddas, create dai fenomeni carsici che hanno modellato l'intero territorio. Rimango impressionato dallo spettacolo che la natura ha qui allestito: sale di aragoniti, stalagmiti, stalattiti, colate e altre formazioni creano scenari surreali. Nei dintorni si trova anche l'area naturalistica di Gutturu Mannu, una gola scavata tra i monti di una bellezza selvaggia che confina con la riserva di Monte Arcosu.

Porto Pino
Imbocco la SS293 in direzione sud, attraverso Giba e punto dritto verso la costa. Mi aspettano la spiaggia e la laguna di Porto Botte sul Golfo di Palmas. Una natura quasi incontaminata fa da casa ad aironi, di fenicotteri, falchi pescatori, polli sultani, piro-piro e cenerini.
Risalgo verso l'entroterra e prendo la SS195 fino a Sant'Anna Arresi dove giro a destra verso il mare. Mi aspetta la lunga spiaggia candida di Porto Pino con le sue dune e lagune, rifugio dei fenicotteri rosa. L'acqua è limpida e dai colori cangianti. Prendo un sentiero che si snoda tra la macchia mediterranea per raggiungere la scogliera di Candiani, dove l'erosione delle rocce ha creato delle belle piscine naturali. In zona, sul promontorio di Punta Menga, si trova anche il bosco dei pini di Aleppo, una rara varietà siro-libanese. Secondo la leggenda la pineta è cresciuta su una città fenicia sepolta dalla sabbia. I Fenici probabilmente piantumarono i pini sul litorale di Porto Pino per ricavarne legname per imbarcazioni.

lunedì 27 dicembre 2010

SI in inverno, un mare di cultura: IL TEMPIO DI ANTAS




In Sulcis Iglesiente ci sono tante cose da fare anche in inverno. Per esempio, andare a scoprire il patrimonio archeologico-culturale della nostra terra. Oggi vedremo, in particolare...






IL TEMPIO DI ANTAS E LA CITTA' DI METALLA
Superata Fluminimaggiore, al chilometro 15,9 della SS126, in corrispondenza della frazione Sant'Angelo di Iglesias, una deviazione sulla sinistra lungo una strada mineraria bianca porta nella valle di Antas.
La valle è famosa perché nella vicina foresta è stato trovato il Tempio di Antas, uno dei più significativi resti archeologici di tutta l'isola. Il tempio venne edificato dai Cartaginesi nel VI-V secolo a.C. intorno ad una roccia sacra posta in una cella del tempio.


Sorgeva nell'area di un luogo di culto locale molto più antico: A conferma della frequentazione nuragica del luogo, nel 1984 sono state trovate molto vicine al tempio delle tombe preistoriche. I doni votivi recuperati negli scavi del tempio permettono, con le loro iscrizioni, di sapere che era dedicato alla divinità sardo-Punica Sid o Sir Addir Babai, che per i Cartaginesi era figlio di Melkart, identificato successivamente con Ercole. Il dio Sid viene solitamente raffigurato senza barba, con il caduceo, e con ancore e armi da caccia, dunque era il protettore di naviganti e dei cacciatori. Il tempio venne poi distrutto e riedificato nella forma attuale in epoca romana, forse nel III secolo d.C. quando regnava Caracalla, come si può leggere sul frontale. Nell'iscrizione dedicata all'imperatore si legge fra l'altro: «TEMPL(um) DE SARDI PATRIS BAB», la dedica alla divinità sardo-romana del Sardus Pater Babai, dal cui nome si ritiene derivi quello della Sardegna. Il tempio romano conservò le due aperture laterali della cella Punica e le due vasche di purificazione incavate nel pavimento davanti agli ingressi della cella.

...le iscrizioni ci dicono che chi si recava ad Antas ad offrire questi preziosi oggetti artigianali erano spesso dei personaggi pubblici, e non fedeli che chiedevano una grazia. In almeno 3 casi viene citato un funzionario. In una scritta è riportato: al signore Sid Addir Babai, statua di bronzo che ha dedicato imilkat, figlio di abshmun, figlio di bb melkart, che appartiene al popolo di Caralis. Non significa che è un personaggio di Cagliari perché nella iscrizione semitica, AM di Caralis è in realtà un’istituzione pubblica, forse un’assemblea popolare o una corporazione religiosa o, come afferma Acquaro, AM sia l’assemblea popolare dei cittadini cartaginesi insediati nelle diverse colonie. Nelle colonie risiedevano indigeni e inviati dalla capitale, ma il controllo era statale da parte di prefetti inviati da Cartagine. Alcuni membri delle principali famiglie della capitale venivano inviati per controllare direttamente sul posto lo svolgersi delle attività delle varie colonie e secondo questa ipotesi, l’AM di Caralis sarebbe l’assemblea dei funzionari pubblici cartaginesi. (da Pier Luigi Montalbano, quotidiano online di storia ed archeologia - http://pierluigimontalbano.blogspot.com)

Fluminimaggiore - Metalla Le antiche cave Romane utilizzate per la costruzione del tempio. A poca distanza da Tempio di Antas si trovava lla città mineraria di Metalla, ossia le «Miniere», menzionata nell'«Itinerarium Antonini», un antico manoscritto latino. In questo manoscritto viene descritta questa strada che partiva dall'odierno Castelsardo, per proseguire lungo tutta la costa occidentale della Sardegna fino a Sant'Antioco, l'antica Sulki, nel sud: la «via a Tibulas Sulcis». Metalla era una zona mineraria dove i Romani portavano i prigionieri condannati ai lavori forzati ed estraevano le pietre per la costruzione del Tempio.
Da Arbus prendiamo la SS126 Occidentale Sarda verso sud e dopo 22 chilometri raggiungiamo la cittadina di Fluminimaggiore (nome in lingua Frùmini Majori, metri 58, abitanti 3.174), fondata nel 1704 da un feudatario del luogo per lo sviluppo agricolo di un territorio semideserto isolato tra le montagne ricche di vegetazione. È diventata un importante centro minerario verso metà ottocento, ed oggi sta riprendendo la sua vocazione agricola associata al turismo.
Prendendo un'altra strada ci si inoltra nel bosco e si segue un sentiero che ci porterà, tra vedute spettacolari, a raggiungono le grotte Su Mannau. Questo sistema di grotte si è formato per l'erosione dovuta allo scorrere di due corsi d'acqua che passavano al suo interno, si compone infatti di due rami principali. Il ramo di sinistra è lungo circa 300 metri ed è caratterizzato da laghetti pensili, il ramo di destra si stende per circa 3,5 chilometri. La prima parte del ramo di destra lunga circa 50 metri è chiamata Sala Archeologica perché al suo interno sono state trovate numerose lucerne votive dedicate a Tanit e al dio Taurus.


GROTTE SU MANNAU
Non solo: sono assolutamente particolari perchè tra le più antiche del mondo. Di grande interesse archeologico e speleologico, si presentano divise in due rami. La parte destra, un ampio complesso carsico di origine cambrica, è articolata su diversi livelli, alcuni alti e fossili, altri bassi e attivi. Il ramo destro, generato dal fiume Rapido, è costituito da numerosi e variegati condotti e sale, aspetti tra i più spettacolari della grotta.
La prima sala ha una grande rilevanza storica anche per i collegamenti rinvenuti con il vicino tempio punico-romano di Antas. Le antichissime popolazioni sarde si recavano alla grotta di Su Mannau per praticare i culti dell'acqua, come si diceva sopra, testimoniati dal rinvenimento di diversi frammenti di lucerne votive ad olio.
La sala del Sonno, a fianco al lago Pensile, è ornata di grandi colonne; il salone Ribaldone è la sala più alta e larga; la sala Bianca è ricca di aragoniti e colonne stalagmitiche; la sala Vergine è caratterizzata dal colore bianchissimo determinato dal fiume sottostante e da grandi stalattiti ed aragoniti; la sala Bizzarra presenta aragoniti coralloidi e cannule; infine, il salone degli Abeti è abbellito dalle stalagmiti e dagli scintillanti cristalli di calcite. Il Sifone e i condotti sono difficilmente visibili perché spesso sommersi.

Il ramo di sinistra, originato dal fiume Placido, è anch'esso contraddistinto dalla presenza di imponenti sale, tra cui il salone Rodriguez e la sala Serra, collegata al ramo dell'Infinito, e arricchito dalle bellissime perle di grotta e dai meravigliosi cristalli nei rami superiori.
...Magico SI!

giovedì 23 dicembre 2010

In Sulcis Iglesiente a Natale...varie

Tradizioni e curiosita' sarde...

In Sardegna anticamente l'anno non aveva inizio con il mese di gennaio, bensì con settembre, che per questo motivo veniva chiamato Cabudanni, cioè capodanno, in coincidenza con l'inizio dei lavori agricoli. Questo modo di computare il tempo era stato introdotto dai Bizantini che avevano adottato un calendario simile a quello degli Ebrei.

La ricorrenza del 1° gennaio invece, è caratterizzata dall'usanza della richiesta del "Donum Calendarium", che viene fatta da un gruppo di amici che si recano a casa dei parenti e dei conoscenti per annunziare con canti l'arrivo del nuovo anno.

E per i dolci?Il pranzo di Natale è qui sempre arricchito da torrone, mostaccioli e guefos (pasta di mandorle ricoperta di zucchero).

Natale in Sardegna - l'entroterra
da un articolo di Romano Asuni

Per quanto possa apparire strano per un’isola, la Sardegna è terra di terra che non ha nulla a che fare con l’immagine costasmeraldina che ne viene data in estate e che appartiene appena agli ultimi quarant’anni della storia dell’isola. Basta andarci una volta a Natale, nei paesi dell’interno, quando la tramontana taglia il viso e dai camini esce il profumo del ginepro bruciato o del lentischio o dei tronchi di mandorlo. Lì comincia la diversità di un’isola che molti hanno attraversato ma davvero pochi conoscono, meno che mai se l’hanno incontrata nei suoi obbligati rituali vacanzieri. Il Natale in Sardegna è qualcosa che non c’è più, un vento di suoni e di campane antiche che appartengono a un popolo sopravvissuto anche a se stesso, oltre che a quelli che vengono dal mare. Il mare è lontanissimo, anche se batte all’uscio, ed è raro, se non nelle case più povere o nei pochi centri costieri, che su una tavola imbandita mancasse un pezzo d’agnellino. Nulla a che fare, ma proprio nulla, con gli agnelloni che oggi vengono spacciati per piatto tipico natalizio. So che è un tema che farà arricciare il naso a più d’un animalista, (eccome se lo fa arricciare!NdR) ma era il legame nato in una terra nella quale l’agnello era allora amico e nutrimento, spesso sopravvivenza. (...) Terra di terra, si diceva. A Natale, se capita una giornata di sole, si capisce anche meglio. Basta tornarci, ogni tanto.

venerdì 17 dicembre 2010

LA TRADIZIONE DEL PANE


L'arte e l'importanza della panificazione in Sardegna
Da sempre il pane è stato il cibo basilare della alimentazione delle nostre terre, così come di molti altri popoli mediterranei; ma qui in Sardegna, il ciclo della panificazione domestica si presenta in modo molto più incisivo ed importante proprio nella routine familiare rispetto ad altrove.
La molitura dei cereali Prima della diffusione di una fitta rete di mulini pubblici elettrici, avvenuta tra le due guerre mondiali, due erano fondamentalmente i sistemi usati per la molitura: la mola asinaria, variante della mola romana antica, presente in tutta l'isola a livello domestico, ma soprattutto nelle zone del Meridione, e i mulini ad acqua introdotti nell'Alto Medioevo.
Il famoso pane carasau fino agli anni Cinquanta del Novecento era il pane d'uso abituale delle famiglie benestanti; quelle di condizioni modeste lo consumavano alternandolo al pane d'orzo e al più economico pane integrale (chivàrju), destinato prevalentemente alla servitù. Essendo un'attività domestica di gruppo, la panificazione richiedeva la presenza costante di almeno tre donne.
Il pane d'orzo Nella zona di Nuoro soprattutto, molto era l' impegno che comportava questo tipo di panificazione. Per quanto ne risultasse un pane nutriente e di buon sapore, questo non ripagava tutta la fatica fatta e... non appagava quanto il pane di grano!
Pane civràxu ITanti pani venivano fatti e dalle fogge più curiose a livello non solo regionale ma proprio locale, da paese a paese. La molteplicità dei tipi è legata anche alla utilizzazione in primo luogo di farine di grano, secondariamente di farina d'orzo, ed infine di macinato di altri cereali ed anche di ghiande.

venerdì 3 dicembre 2010

BAXIU E CONTRA V EDIZIONE Festival Di Musica Tradizionale e Nuove Tendenze.


Santadi 4-5 dicembre 2010
BAXIU E CONTRA 2010

Giunto alla sua V edizione, è un festival musicale che si svolge ogni anno nel comune di Santadi, organizzato dall’associazione culturale Archifonia.

L’associazione Archifonia, operante sin dal 1997, intende valorizzare produzioni e gruppi di artisti che lavorano per la creazione di opere originali, volte al raggiungimento di un alto livello artistico scevro da valutazioni di carattere meramente commerciale.

Baxiu e Contra prende il nome dall’accompagnamento vocale dei poeti improvvisatori del sud della Sardegna e infatti, sin dalla I edizione, la manifestazione si è caratterizzata per produzioni aventi come oggetto il confronto tra poesia e musica.
Ironicamente, Baxiu e Contra può anche intendersi per designare una sorta di profilo fisico-caratteriale dell’homo sardus: basso e contro, contro tutto!

Nell’edizione del 2010, che si svolgerà a Santadi il 4 e il 5 dicembre, Baxiu e Contra costituirà la parte musicale della manifestazione gastronomica Girolio d'Italia che viene ospitata proprio a Santadi in occasione di Pane e Olio in Frantoio & Formaggio, nella quale sono previsti laboratori del gusto e numerose iniziative di notevole rilievo culturale. Pur svolgendosi in completa autonomia dal punto di vista progettuale e programmatico, il festival musicale sarà parte integrante di questo importante evento nazionale.

Direttore artistico dell’iniziativa è il musicista Alberto Balia, noto soprattutto come chitarrista, ma che in realtà suona numerosi altri strumenti, ha al suo attivo numerose collaborazioni ed un'intensa attività concertistica. Con una tecnica personalissima, Alberto Balia, che è nato e vive a Santadi, ispirandosi alle launeddas utilizza in modo originale le cosiddette accordature "aperte" riuscendo a sviluppare una serie infinita di combinazioni melodiche.

Quest’anno Baxiu e Contra produce il Quartetto Arenara, gruppo di recente formazione che utilizza un humus formato dalle esperienze personali di ognuno dei componenti, da “musiche del mondo” e da affascinanti riferimenti alla musica sarda.

Nell’intenzione di cercare una maggiore integrazione con la manifestazione “Pane e Olio…Girolio”, Baxiu e Contra comprenderà per la prima volta il Gazebo Musicale, interventi musicali in piazza ai quali parteciperanno i componenti di Arenara, lo stesso Alberto Balia e altri musicisti.

PROGRAMMA Sabato 4 dicembre ore 21.30 Santadi, teatro della scuola media Quartetto Arenara (Sardegna) Luigi Lai fisarmonica Alberto Susnik chitarra Paolo Mereu chitarra Matteo Marongiu contrabasso  Domenica 05 Dicembre, ore 10.00 Santadi – Piazzetta Marconi…e dintorni Gazebo Musicale Interventi musicali in piazza durante la manifestazione Girolio con la partecipazione dei musicisti de Il Quartetto Arenara e di Alberto Balia



APPROFONDIMENTI SUI MUSICISTI


Il Quartetto “ARENARA”

ARENARA nasce a Cagliari nell’autunno del 2006. È costituito da quattro strumentisti: fisarmonica, due chitarre e contrabbasso. Le sonorità delle loro musiche riflettono i differenti percorsi musicali individuali, che spaziano dall'etnico al rock, dal jazz alla fusion non trascurando le esperienze in ambito cosiddetto colto di alcuni di essi. L'orecchio del gruppo è però particolarmente attento ai suoni del mondo, con particolare riguardo alle atmosfere solari dell'area mediterranea, da cui molte delle musiche traggono ispirazione. Tale miscela di suggestioni sonore riecheggia continuamente, ed è riconoscibile, se fosse necessario definirla, nell’espressione “etno-jazz”; etno a causa del materiale musicale utilizzato e jazz per via delle strutture musicali e dell’elaborazione estemporanea utilizzata nelle esecuzioni live. L’elaborazione del materiale musicale ha prodotto un vasto repertorio di brani originali e qualche rara cover reinterpretata in modo altrettanto originale. Il progetto artistico del gruppo può essere sintetizzato in una sola parola: “Contaminazione”. Contaminazione tra i diversi generi musicali e le diverse espressioni artistiche: musica, teatro, poesia e arti grafiche. Quindi:collaborazioni con artisti che operano negli ambiti citati.

Arenara è formato da: Alberto Susnik, chitarra, composizione, voce Luigi Lai, Fisarmonica, Composizione Paolo Mereu, Chitarra, Composizione Matteo Marongiu, Contrabbasso, Composizione

Biografie dei componenti

Alberto Susnik, ha collaborato con numerose formazioni di rilievo nell' ambito della musica rock, etnica e “contaminata”, fra le quali Suonofficina (attuali Sonos), Tomato Ketchup e gli Isdenora con Marcello Ledda. Ha collaborato inoltre con diversi artisti in tournée all'estero e in produzioni discografiche. Tra esse: con Elena Ledda nel campo della musica tradizionale sarda, con Jenny Sorrenti (in una formazione in cui compaiono fra gli altri i musicisti Enzo Avitabile e Tony Cercola), e a Parigi con il cantautore algerino Majid Soula. Ha studiato composizione sperimentale e ha curato gli arrangiamenti del gruppo Isdenora.
Discografia
• Iandimironnai - con Suonofficina (Key Records)
• Is arrosas - di Elena Ledda (Key Records)
• Arrac n uzkka - les enfants de domain - di Majid Soula (La Soumamm)
• in compilation Trobada de musica Mediterrani '81 - '84
• in compilation Tropico del Rock con Tomato Ketchup (Cinevox Record)
• Animas con Isdenora

Luigi Lai alla fine degli anni 70 segue i corsi di composizione sperimentale al Conservatorio di Cagliari. Contemporaneamente si avvicina al Jazz collaborando con alcuni gruppi di dixieland e swing. Durante gli anni ‘80 partecipa a vari gruppi di musica Pop, Jazz e fusion ottenendo fra l'altro il premio come miglior pianista al seminario tenuto a Diano Marina dal Maestro Giorgio Gaslini e da Clifford Jordan. Nei primi anni ‘90 guida come pianista e compositore l'Open Jazz trio con A. Solla e Christian Manca e collabora con Sandro Angiolini e Sandro Fontoni. Dal 2005-2006 è fisarmonicista con i gruppi Ailà e Arenara.

Paolo Mereu, contribuisce alla costituzione del gruppo musicale cagliaritano Tomato Ketchup, di cui compone parte delle musiche. Con lo stesso gruppo partecipa nell’autunno dell’84 al Zurich Jazz festival. Per alcuni segue le lezioni del corso sperimentale di Composizione del Maestro Franco Oppo presso il Conservatorio Musicale di Cagliari. La sua esperienza professionale nel mondo dell’informatica lo porta poi a collaborare allo sviluppo di software musicale per chitarra e ad approfondire l’utilizzo del computer a scopi compositivi. E’ uno dei fondatori del gruppo Etnojazz Ailà. Nel 2006 costituisce insieme a Luigi Lai e Alberto Susnik il gruppo Arenara. Attualmente frequenta il corso di laurea in Etnomusicologia presso il Conservatorio musicale di Cagliari.

Matteo Marongiu, inizia gli studi musicali nel 1994 frequentando il corso di violoncello al conservatorio di Cagliari. Nel 2000 abbandona il violoncello per il contrabbasso. Nel 2002 collabora con il gruppo rock-noise “Erika” col quale registra il disco “ Il mio stato normale”. Nel 2003 si iscrive alla scuola di 2007 consegue la laurea in Jazz e improvvisazione musicale. Nello stesso anno suona per i musicals “Hair” e “La febbre del sabato sera” ( nel quale è autore di parte degli arrangiamenti). Nel 2007 registra il disco “Ricami” per il cantautore Salvatore Ximenes. Nell’ambito del jazz, collabora con il progetto “34 corde” di Massimo Ferra. Svolge regolare attività didattica nella scuola privata “Musica per tutti” di Sestu.




Biografia di Alberto Balia

Chitarrista, compositore, ricercatore di musica popolare ed architetto. Nasce a Santadi (Ca) nel 1954 e si avvicina alla musica all'età di dieci anni, entrando a far parte della banda musicale del paese suonando il clarinetto, strumento che eredita dal padre. Dopo un'attività giovanile, nei gruppi di musica pop e soul che si formavano all'inizio degli anni ' 70, si trasferisce a Firenze dove matura un profondo contatto con la musica etnica. Qui conosce la cantante Caterina Bueno con la quale nel 1974 inizia la propria attività professionale.
Con il lavoro di ricerca sulla musica della sua regione, che confluisce nello spettacolo "Ed ora il ballo" (1977), inizia l’attività come solista. Nel 1980 inizia la collaborazione con Enrico Frongia e separatamente, con Riccardo Tesi, con il quale, assieme a Daniele Craighead , formerà il nucleo costitutivo di Ritmia, una delle formazioni più innovative nel panorama italiano ed europeo nella rielaborazione della musica popolare, partecipando alle più importanti rassegne del settore in tutta Europa e in Canada. Dall' ‘86 all' ‘89 collabora col gruppo Sonos. Parallelamente è impegnato in progetti jazzistici: dall' 87 fa parte del quartetto di Riccardo Lai e nell' ‘88 partecipa come compositore e strumentista al musical "Far Away Wave", prodotto dalla Regione Sarda per il Bicentenario dell’Australia, con Lester Bowie nella tournée australiana e Don Cherry in quella italiana.
Si sono nel frattempo estese le sue collaborazioni ad altri progetti, tutti tendenti comunque ad esaltare il ruolo della chitarra nel recupero innovativo del patrimonio musicale sardo. Si collocano in questa direzione la sua partecipazione ad Abbanegra e la creazione del gruppo Nurages. La prima è una formazione allestita con i chitarristi Gesuino Deiana e Massimo Nardi. Nurages è un quartetto di etno-swing con un organico che comprende Maurizio Geri (chitarra), Nicola Vernuccio (contrabbasso), e Mimmo Epifani al mandolino.
Forma in seguito (1994) un trio a suo nome chiamato "Alberto Balìa Trio" con Alessandro Zolo al basso e Marco Malatesta alle percussioni, col quale partecipa a numerose rassegne. Contemporaneamente porta avanti il progetto "Argia", nel quale si inseriscono diversi musicisti, prodotto di questa nuova fase è il disco “ Microcosmi”. Nel dicembre del 1995 partecipa alla prestigiosa rassegna "Musica dei Popoli" a Firenze. Nel Settembre 1999 dirige, nell’ambito del festival dedicato a Maria Carta , la produzione originale “Sonada a ballu” , con la presenza di musicisti tradizionali, altri dell’area jazz e il gruppo di danza tradizionale di Sestu. Nell’estate 2000, in occasione della 2° edizione della rassegna “Baxiu e contra” (Narcao), della quale è direttore artistico, sperimenta con successo la versione elettroacustica di Argia. Nel Dicembre del 2001 è direttore artistico della rassegna “Carta da Musica” a Tratalias alla quale partecipano diversi artisti sardi.
Nell’aprile 2002 è ad Ajaccio con il trio Argia per la realizzazione del progetto - “A banda” di Corsica e Sardegna -, con Benedetto Sarocchi e il suo gruppo del quale fanno parte anche due importanti mucisti francesi dell’area classica: Bertrand Cervera al violino e Philippe Noharet al contrabbasso. La produzione sarà rappresentata al Teatro Comunale Kallistè di Ajaccio. Continua intanto a lavorare per la realizzazione del progetto Baxiu e Contra che viene rappresentato a Santadi il 29/10/03, con la collaborazione del poeta-improvvisatore Antonio Pani. Grazie al sostegno dell’assessorato regionale alla cultura Il progetto, destinato ad approdare su CD, verrà portato a compimento alla fine del 2004.
Attualmente, è impegnato nella creazione di un gruppo a suo nome, a portare avanti l’attività del progetto BAXIU e CONTRA e ad intensificare la collaborazione con il chitarrista romano Massimo Nardi. Lavora inoltre per la produzione di un progetto discografico a suo nome.
Il suo stile strumentale e compositivo assolutamente originale, rivela una passione melodica che trae ispirazione e vitalità da suoni e ritmi ambientali e naturali che sono all'origine dell' etnofonia sarda e del suo divenire forma musicale organizzata. Attraverso l'improvvisazione, filo conduttore del suo lavoro di ricerca, convergono e fluiscono armoniosamente gli stili della chitarra moderna, le " trasposizioni " del repertorio delle launeddas, le tecniche più tradizionali della chitarra sarda.

Discografia essenziale Il ballo della lepre, Shirak Rec. 1983 Argia - musiche sarde dalle alture al mare - , Shirak Rec. 1985 Forse il mare, Robi Droli, 1986 Sonos, Playgame Music, 1988 Totem, Splasc(h) Rec. 1988 Far Away Wave, Jazz in Sardegna, 1988 Microcosmi, Felmay, 1999/2000 Baxiu e Contra, Incontro tra poesia e musica sarda, Tronos 2004/2005


BASCIU E CONTRA è un progetto
realizzato da:
ARCHIFONIA - Associazione cuturale Via Fontane 12 - 09010 Santadi (CI) Email: archi fonia@tiscali.it Direzione artistica: Alberto Balia Email: albertobalia@tiscali.it Cell: 349.6012216

con il contributo di:
Provincia di Carbonia-Iglesias
Comune di Santadi

INFORMAZIONI ALLA STAMPA
Cherimus – Associazione culturale
Emiliana Sabiu
Cell: 340.4169552
Email: cherimus@gmail.com

PROGRAMMA PANE, OLIO IN FRANTOIO...E FORMAGGIO! A SANTADI


Mhhhh...un week end gustoso per gli amici del CACTUS!!!

Nel piccolo centro abitato di epoca medioevale del Sulcis Iglesiente, nella Sardegna sud-occidentale, si svolge ogni anno “Pane e Olio in Frantoio”, manifestazione organizzata dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio.
In questa occasione Santadi, immerso in un’ampia vallata dell’entroterra sardo, si tinge del colore dorato dell’olio extravergine di oliva e si profuma dell’odore del pane appena sfornato, prodotti di cui questo paese va fiero per la loro bontà e genuinità e per il rispetto delle tradizioni con cui avviene la loro lavorazione.
L’evento ha luogo il primo weekend di dicembre di dicembre, una giornata di grande festa dedicata all’abbinamento di oli di qualità a Denominazione di Origine e di pani tipici locali e celebrata in contemporanea in centinaia di piazze italiane.
Dalla Liguria alla Puglia, dalla Toscana alla Sicilia, dall’Umbria alle Marche alla Sardegna, tutta l’Italia dell’olio si prepara a festeggiare gli alimenti principe della tradizione gastronomica del Mediterraneo, proponendo ricchi programmi di iniziative tra convegni, visite guidate in aziende e frantoi e momenti di intrattenimento.
Quella di Santadi, giunta alla sua ottava edizione, prevede numerosi appuntamenti che affiancano la celebrazione di questi frutti della terra ad una serie di convegni e dimostrazioni della preparazione e cottura del pane nel forno a legna, della molitura del grano con l’antica macina e l’asino, della pindatura de “su pani ’e coccoi” (squisito pane di semola di grano duro, tradizionalmente realizzato in occasione delle feste, lavorato in svariate e fantasiosissime forme) e la lavorazione della pasta fresca (malloreddus - ambus). La sagra prevede anche visite guidate nei frantoi oleari con l’illustrazione dei processi di produzione dell’olio e negli oliveti a bordo di trenini turistici dove si può partecipare alla raccolta delle olive. Il tutto accompagnato dalla preparazione di antiche ricette con l’olio d’oliva, da degustazioni di prodotti tipici e dalla mostra mercato dei migliori prodotti enogastronomici e artigianali locali, come il pane in tutte le sue forme e tipi, le olive, il formaggio, il vino e tanti altri. A corollario della manifestazione, la mostra etnografica antichi mestieri e altre mostre di vario interesse.
Un’imperdibile kermesse di eventi e spettacoli di rilevanza nazionale tra enogastronomia, cultura ed arte, che invitano il viaggiatore a scoprire questo angolo di Sardegna attraverso i suoi intensi sapori, aromi e profumi legati alla tradizione, alla storia e ai prodotti della sua terra.

PANE, OLIO, FORMAGGIO E VINO: LE VARIETÀ E L’ACQUISTO.
Santadi offre una vasta gamma di prodotti alimentari tipici della tradizione del territorio del Sulcis, alcuni noti anche a livello internazionale, come ad esempio il vino prodotto dalla cantina sociale, e altri che fanno parte della storia antica e della cultura di questo luogo, come appunto il pane, l’olio e il formaggio. Scopriamoli insieme.

PANE: la tradizione del pane cotto nel forno a legna è fortemente radicata nella cultura di Santadi tant’è che esistono panifici artigianali che ne sfornano diverse tipologie nel rispetto delle antiche tecniche di produzione. Il “coccoi”, il pane con le olive, con la ricotta, con “gerda” (i ciccioli di maiale), il prelibato pane col pomodoro e, non ultimo, il “civraxiu” ottenuto da diverse miscele di macinato e da lievito naturale, che ha la peculiarità di mantenere inalterato il suo delizioso aroma anche a distanza di giorni.
Dove acquistare il pane a Santadi: Panificio Artigianale di Toreno Bonaccorsi – via Roma 29; Panificio Pilloni – via Fontane 19; Panificio Atzori Sais – p.zza Marconi 12;

OLIO: le campagne attorno al paese sono ricche di oliveti e durante il periodo della raccolta, i frantoi ricevono le olive dalle famiglie, per la provvista annuale. Esiste inoltre in paese l’unico produttore che imbottiglia ed esporta, soprattutto all’estero, un ottimo extra vergine di qualità.
Dove acquistare l’olio a Santadi: Az. Agricola Olea Sardegna – Loc. Is Pinnas; Frantoio Oleario di Gianfranco Sais – via Roma 24; Grossdrink Frantoio Oleario di Rubiu Nicoletta – via Balia 20;

FORMAGGIO: le parti asciutte del territorio sono sfruttate per l’allevamento di ovini e caprini, attività che consente la produzione di ottimi formaggi. Quasi tutto il latte prodotto in questa zona viene trasferito alla Latteria Sociale, nella quale, attraverso diversi processi di lavorazione, nascono 14 tipi di formaggi freschi e stagionati di ottima qualità, trasportati soprattutto all’estero. Assolutamente da provare lo Iuni, pecorino sardo maturo DOP dal gusto dolce e aromatico.
Dove acquistare il formaggio a Santadi: Latteria Sociale Santadi (caseificio), via Cagliari 72.

VINO: tra le eleganti barrique di rovere francese, i grandi vini rossi della Cantina di Santadi racchiudono i profumi della Sardegna, come il “Rocca Rubia”, Carignano del Sulcis DOC Riserva, rosso rubino quasi impenetrabile che emana intense note fruttate di more, mirtilli, vaniglia, mirto, cuoio e liquirizia, o il principe dei vini Rossi, il “Terre Brune” di grande stile, complessità e longevità. È possibile gustarli dopo una interessante visita in cantina accompagnati dai sapienti racconti dell’enologo.
Dove acquistare il vino a Santadi: Cantina di Santadi, Via Cagliari 78.


E PER CHI DESIDERA SOGGIORNARE…
Agriturismo Agricampeggio Barrua
Piccolo gioiello incastonato nelle montagne boscose di Santadi, l’agricampeggio dispone di 5 piazzole di sosta e si distingue per la calorosa accoglienza familiare e per l’ottima ristorazione, che propone le specialità della cucina tipica sarda a base di materie prime prodotte in azienda.
Per prenotazioni e informazioni: Agriturismo Barrua, via Teulada – Loc. Barrua (Santadi - CI); tel. 3478913865.

Agriturismo La Grotta del Tesoro
Dormire immersi nei dolci suoni della natura in cinque accoglienti e curatissime camere, partecipare alla mungitura degli ovini e alla preparazione di gustosi formaggi e ricotte, assaporare le autentiche specialità sarde a base di materie prime prodotte in azienda secondo il naturale ciclo delle stagioni: questa è la ricetta dell’ospitalità in questo agriturismo circondato da campi di grano, mandorleti e vigneti di Carignano, a pochi chilometri da Santadi.
Per prenotazioni e informazioni: La Grotta del Tesoro, via Su Benatzu12/a – Santadi (CI); tel. 0781/955893–955439.

mercoledì 1 dicembre 2010

ESCURSIONI NEI BOSCHI



(grazie a http://mitzafanebas.invictisvictivicturi.org e http://www.sardegnaambiente.it)
LA FORESTA DEL MARGANAI
Un territorio suggestivo, fatto di cascate, boschi fittissimi, cervi, miniere e villaggi abbandonati, sentieri di trekking magnifici, grotte, canyon rocciosi, fonti ovunque, vegetazione colorata...

Si estende nei seguenti comuni: Iglesias, Domusnovas, Fluminimaggiore
Superficie: 3650 ettari


Descrizione generale
Acquistata nel 1979, la Foresta Demaniale di Marganai ha conservato caratteristiche molto suggestive - nonostante il paesaggio naturale sia stato oggetto di interventi anche molto pesanti come le aree che sono state in passato oggetto di intenso sfruttamento minerario e che nonostante tutto, hanno conservato la loro bellezza paesaggistica.
La foresta di Marganai rientra nell'area facente parte il progettato "Parco naturale di Monte Linas, Marganai-Oridda, Montimannu" in quanto considerata Zone di interesse paesaggistico ai sensi del D. Lgs 490/1999 (già L 1497/39), art. 139 e 146. A nord del compendio del Marganai, circa 450 ha, è compresa nel Sito di Importanza Comunitaria (SIC) del Monte Linas ai sensi del D.P.R. n. 357 del 08/09/1997 che recepisce la direttiva 92/43/CEE "Habitat" relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche, ai fini della salvaguardia della biodiversità. All’interno della foresta, sempre ai sensi della L.R. 31/89, viene individuata come area di rilevante interesse naturalistico la zona della Grotta di S. Giovanni, grandioso monumento che rappresenta una delle più vaste cavità sarde. Una vera e propria grotta-galleria attraversata da una strada carrozzabile che corre parallela al Rio Sa Duchessa sotto un'alta parete calcarea dove si rinvengono numerosi resti archeologici, probabili avanzi di mura ciclopiche.

(Nella foresta di Marganai ha inoltre sede la base elicotteristica omonima che esercita un ruolo logistico importante nel contesto del Piano regionale per la difesa degli incendi estivi.)

La foresta è un’importante meta di turisti e di studiosi, ed è visitabile seguendo numerosi sentieri e percorsi, molti dei quali estremamente suggestivi. E' presente una foresteria, attualmente non operativa.

Sono possibili visite anche al giardino botanico, realizzato a scopo scientifico-didattico, dove è rappresentato l’immenso patrimonio floristico di cui questa area è ricca. Marganai è difatti un laboratorio di studio e monitoraggio degli ecosistemi forestali mediterranei.
Da dieci anni qui si svolgono con continuità approfondite indagini sulla vegetazione, le condizioni delle chiome, il contenuto chimico delle foglie e dei suoli, le variazioni di accrescimento degli alberi, le deposizioni atmosferiche, il clima e il microclima, l’ozono e la biodiversità. I dati vengono elaborati da 9 Centri di ricerca di rilevanza nazionale (Centri di ricerca del C.F.S., C.R.A. del Mi.P.A.F, CNR, Università). I principali risultati ed ulteriori informazioni sul progetto sono peraltro disponibili sul sito del Corpo Forestale.

Descrizione geologica
I substrati litologici sui quali insiste l’area della foresta sono costituiti da calcari, dolomie e calcari dolomitici del Paleozoico Mesozoico. Dal disfacimento di queste rocce carbonatiche si ha la formazione di suoli da profondi a poco profondi, a tessitura franco-sabbioso-argillosa ad argillosa, da mediamente a poco permeabili, a reazione neutra e buon contenuto di sostanza organica, caratterizzati a volte dalla presenza di rocciosità e pietrosità consistenti, anche a causa della loro elevata caratteristica di erodibilità.
Dal punto di vista geomorfologico la foresta è rappresentata da un massiccio che si sussegue con cime aspre e tormentate, soprattutto nella zona settentrionale appare molto accidentata con vaste distese di roccia affiorante.
I corsi d’acqua sono prevalentemente a portata stagionale, i principali sono Riu Sarmentus, Riu Sa Duchessa, Riu Oridda. Il bacino idrografico è quello del Flumini Mannu. L’altitudine varia dai 214 m s.l.m. ai 1009 m s.l.m. (Monte Nipis).

La vegetazione
Il territorio in esame rientra nel climax delle foreste di leccio e risente di un’eccessiva pressione antropica sia con i ripetuti incendi che con il pascolo. Questi eventi hanno favorito l’insediamento di formazioni a macchia secondaria, cisteti e garighe. I tentativi di rimboschimento sono stati numerosi, utilizzando specie del genere Pinus. I pochi lembi di lecceta presenti nel territorio sono ascrivibili all’associazione del Viburno-Quecetum ilicis: si tratta di formazione mesofile con sporadica presenza di corbezzolo e massiccio ingresso di sclerofille termoxerofile dell’orizzonte inferiore. Molto estesi sono i rimboschimenti artificiali effettuati a partire dal 1914 principalmente con conifere (pino domestico, pino d’Aleppo e pino radiata), recentemente sono state impiegate anche le latifoglie (leccio, sughera e roverella). Il sottobosco è quasi sempre formato da elementi della macchia a oleastro (Olea europaea var. sylvestris) e lentischio.
Nella foresta di Marganai la funzione protettiva è svolta in modo piuttosto efficiente dalle formazioni boschive naturali presenti. Mentre in quelle aree ricostituite con rimboschimenti, non ancora affermati, tale funzione non è garantita a pieno per via dello scarso grado di copertura vegetale. Al fenomeno degli incendi è dovuto, l’insediamento di formazioni a macchia secondaria, di cisteti e garighe, che si affermano soprattutto in aree con suoli poco profondi ed esposte ai venti dominanti. Queste ultime formazioni, per la modesta copertura vegetale, per il ridotto apparato radicale e della scarsa lettiera prodotta, esplicano una scarsa intercettazione delle precipitazioni e, di conseguenza una scarsa azione regimante.
Nel settore nord orientale della foresta, piana di Oridda, è stata oggetto di sperimentazione nel settore dei rimboschimenti produttivi e dell’arboricoltura da legno eseguiti dalla soppressa S.A.F. S.p.A. del gruppo Ente Nazionale per la cellulosa e carta (E.N.C.C).
La foresta demaniale di Marganai è ricca di numerose specie faunistiche quali, il cinghiale (Sus scrofa), il gatto selvatico, il falco pellegrino (Falco peregrinus) ecc. Alcune zone possono essere ritenute adatte per la reintroduzione del cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus) e del muflone (Ovis ammon musimon). La presenza di diverse specie faunistiche, ha fatto si che questa foresta abbia una elevata valenza naturalistico ambientale. Inoltre l’area della foresta di Marganai è frequentata anche dall’aquila reale.
La flora è allo stesso tempo ricca di specie, con una rilevante presenza di flora endemica, che si è conservata per la netta differenziazione geologica con i territori circostanti.

Per arrivare
Raggiungere ed entrare a Iglesias: per chi arriva da Cagliari o dalla S.S. 130 si tratta di percorrerla tutta sino al chilometro 50.
Dirigersi poi verso il centro della città, percorrendo, nell'ordine: viale villa di Chiesa, via Cappuccini e via Valverde e raggiungendo la centrale piazza Sella.
Da qui, è facile individuare le indicazioni per Fluminimaggiore che immettono, lungo via Eleonora e via Fontana, sulla S.S. 126.
Percorrere la statale sino a superare il km 43 della stessa, per immettersi poi sulla SP 89 al bivio per la frazione di San Benedetto.
Dopo circa 2,5 km sulla SP 89 si giunge al piccolo centro abitato: qui è presente, sulla destra all'incrocio tra via Linasia(alias SP 89) e via punta S.Michele, l'indicazione "Parco Marganai" per raggiungere la Foresta Demaniale, che dista 2,8 km (accesso dalla località Mamenga).
Coordinate GPS ingresso foresta (località Mamenga): N 39° 21' 26" E 008° 33' 45,6" (coordinate geografiche DMS, sistema di riferimento WGS84).

Escursione
Il sentiero delle "Case Marganai"
- (grazie a www.vibraf.it9)

Da : Grotta di San Giovanni (192)

Per : Punta San Michele (906) Case Marganai (734)

A : Malacalzetta

Lunghezza : 12 Km

Tempo di percorrenza : ore 4.30

Segni : rombi rossi con striscia bianca
Punto di partenza. L'imbocco Sud della Grotta di San Giovanni è raggiungibile da Cagliari per la SS 130 "Iglesiente", Da questa ci si porta a Domusnovas. Dal paese, una breve rotabile asfaltata conduce alla grotta, che è attraversata dalla strada da parte a parte.
Punti intermedi. Le Case Marganai sono accessibili attraverso una rotabile che si diparte dal villaggio di San Benedetto, raggiungibile a sua volta con breve percorso da Iglesias. La rotabile, dopo 3 Km., è sbarrata al traffico motorizzato e dopo ulteriori 3 Km. giunge alle Case Marganai. La Miniera di Reigraxius è accessibile anche dalla valle del Rio Sarmentus, attraversando su strada asfaltata la Grotta di San Giovanni e voltando a destra al primo bivio 750 m. dopo l'uscita dalla grotta, per immettersi su una rotabile a fondo naturale che costituisce il tratto iniziale di altro percorso segnalato (vedi sentiero "di Gutturu Farris", segni quadrati arancio).
Punto d'arrivo. L'abbandonato centro minerario di Malacalzetta è raggiungibile per strada rotabile proveniente da San Benedetto (Km. 3,5 da questo).

Descrizione del percorso. Dalle prossimità dell'imbocco Sud della Grotta di San Giovanni (a sinistra dell'apertura della grotta, per chi viene da Domusnovas), si diparte una strada lastricata che conduce, in 150 m., alla Chiesa campestre di San Giovanni. Da questa sì prosegue in direzione Ovest prima, in direzione del canale s'Ega su Boi, poi, con brusca deviazione verso NN0, si dirige alla bassa insellatura fra il Monte Acqua (540), attraversato dalla Grotta di San Giovanni, e la Punta su Corru (528), della quale si notano le strapiombanti pareti calcaree. Giunti alla sella (ore 0.10), si abbandona la direzione originaria (andando dritti si discenderebbe all'ingresso N della Grotta di San Giovanni) e si va verso Ovest, a tornanti lungo un ripido pendio che si dirige alla base della parete calcarea di Punta su Corru. In corrispondenza di un roccione panoramico, cessa la salita e si prosegue quasi in piano fino a dei ruderi adiacenti ad una galleria, presso una fascia frangifuoco (ore 0.30-0.40).

Da qui, il panorama si estende alle sottostanti valli del Rio Sarmentus e del Rio di Monte Narba. La mulattiera inizia a scendere di quota approssimandosi al vallone del Rio Corovau. Prima di raggiungere questo, muta direzione, immettendosi verso destra in una sterrata forestale ex-mineraria che proviene dal fondovalle. Dopo un breve tratto in discesa, sì volta bruscamente a sinistra in salita (ore 0.20-1 ). Proseguendo in discesa, il breve "sentiero dì Corovau", con percorso che in realtà passa su un tratto di rotabile ex-mineraria, e contraddistinto da segni quadrati gialli, riporterebbe alla valle del Rio Sarmentus, a monte della Grotta di San Giovanni.
La mulattiera si inerpica a fitti tornanti fino alla confluenza con la rotabile forestale che proviene dalle case Marganai (ore 1-2). Voltando a sinistra sulla rotabile si giungerebbe in breve alla Punta San Michele (906), occupata dalla torretta di avvistamento antincendi e da impianti radiotelevisivi e telefonici.

I segni proseguono invece verso sinistra, per circa 1 Km., sulla rotabile, per poi rientrare nel bosco sulla sinistra della strada, su una carrareccia forestale in lieve salita (ore 0.15-2.15). Questa va ad attraversare perpendicolarmente la strada rotabile di "Sa Martinedda", prende a scendere sensibilmente entro un canale e attraversa un'altra strada forestale, che condurrebbe alla Vecchia Cantoniera Marganai (ore 0.30-2.45). Svoltati a destra su questa, dopo 150 m. i segni riportano a rientrare nel bosco in salita, e conducono alle Case Marganai (ore 0.15-3).


Percorso in discesa il viale di tigli che fiancheggia II muro di cinta, si giunge ad un'ampia radura. Il percorso prosegue sul lato opposto di questa. Poco oltre, il tracciato passa su una antica mulattiera, estremamente panoramica, che, con fittissimi tornanti, discende fino alla Miniera di Reigraxius, situata in posizione pittoresca, entro un circo di montagne densamente forestale (ore 0.45-3.45). Nella parte più bassa della vasta area occupata dalle discariche della miniera, il tracciato va a identificarsi col canale del Gutturu Farris, che segue verso monte.

Da valle, proviene invece il sentiero di Gutturu Farris, con segni quadrati arancio, che proviene dalla valle del Rio Sarmentus. Lungo il Gutturu Farris, seguendo I segni rossi e bianchi, si va a raggiungere Malacalzetta (ore 0.45-4.30).

Avvertenze. Il dislivello da coprire è di impegno medio alto (oltre 1000 m.). La presenza di scavi, gallerie e di alcune frane lungo il percorso, pur ben visibili in luce diurna, consigliano la massima prudenza se si conducono con se' dei minori e sconsigliano nel modo più assoluto di percorrere l'itinerario con luce attenuata.
Gli orari di percorrenza vengono segnalati, dove occorre, in modo duplice, ossia indicando tempo parziale dell'ultimo segmento di percorso descritto e totale fino al punto indicato. Es, ore 1.30-2.30 significa: tempo parziale dall'ultimo punto descritto; ore 1.30: tempo totale dall'inizio dell'escursione: ore 2.30.