mercoledì 29 settembre 2010

AUTUNNO: TEMPO DI TREKKING



TREKKING REALE
Qui riposa la Regina
Viaggio nella valle dei conetti vulcanici e delle fortificazioni medievali
Punto di partenza: Villamassargia
Tappe intermedie: Gioiosa Guardia, S’Ortu Mannu
Punto di arrivo: Villamassargia
Difficoltà: bassa
Altitudine: 120-393 m s.l.m.
Lunghezza: 8,2 km Tempo di percorrenza: 5 ore circa

Villamassargia ha origini antiche. Il suo nome deriva dal latino villa massaius, ovvero paese di massai-agricoltori, ma le sue origini risalgono al 3500 a.C. periodo al quale si riferiscono i primi ritrovamenti che confermano la presenza dell’uomo in questi luoghi.
Villamassargia è terra di regine e questo percorso, da fare insieme ad una guida, ne racconterà le storie, le origini, il valore – ancora custodito nei racconti e nelle tradizioni delle genti locali.
La prima regina è la valle del Cixerri, in cui Villamassargia si trova. Con i suoi conetti vulcanici (il Monte Exi, il domo di Gioiosa Guardia, il Monte Truxionis e il domo di Acquafredda, in provincia di Cagliari), circondati da boschi di eucalipti e conifere, la Valle presenta carattere di rarità geologica e paleogeografia in quanto è l’unica testimonianza in Italia delle più antiche fasi continentali del Paleozoico.
Dopo un breve percorso si raggiunge il domo andesitico di Gioiosa Guardia, dove all’inizio del XII secolo fu edificata l’omonima fortificazione. Oltre il castello il panorama verso l’altopiano regala un ambiente naturale immerso nella vegetazione mediterranea alternata da prati a pascolo. Le vicende di questo luogo trovano spazio nella storia per circa tre secoli a partire dal 1300, quando l’intero territorio era sotto il controllo della nobile famiglia dei conti di Donoratico della Gherardesca. Ora ai piedi della torre maestra rimangono solo pochi ruderi e il suono del vento e per raggiungerla occorre inerpicarsi per circa un chilometro sui fianchi del colle tra la fitta vegetazione. Nelle giornate più limpide sono visibili le altre fortificazioni medievali che facevano parte di un unico sistema difensivo: il castello Salvaterra di Iglesias, dell’Acquafredda a Siliqua e più distante il castello di San Michele, nella città di Cagliari.
La seconda regina riposa tranquilla da oltre 500 anni. Sa Reina, la regina appunto, ha un fusto di ben 16 metri di circonferenza. E’ l’ulivo più antico della Sardegna e custodisce i dodici ettari dell’uliveto storico di S’Ortu Mannu: settecento esemplari innestati fra il 1300 e il 1600 che ancora oggi appartengono a singole famiglie residenti a Villamassargia e dai quali si produce un raffinato olio. I tronchi che si contorcono robusti e maestosi, la luce che filtra tra le loro chiome cariche di frutti rendono unica l’atmosfera.
Le altre regine del percorso si svelano passando tra i vicoli di Villamassargia: la Madonna del Pilar e la Madonna della Neve. Queste due chiese furono entrambe seguite nei lavori dal Capomastro trecentesco Arzocco di Garnas ma si svilupparono con caratteri stilistici differenti.
La chiesa intitolata alla Madonna del Pilar presenta una facciata gotico-romana in stile classico ingentilita da uno svettante campanile a vela dotato di due luci ogivali. All’ingresso una pregevole acquasantiera in pietra, datata tra il XVI e il XVII secolo. La chiesa di Santa Maria della Neve (la parrocchiale) è di impronta cistercense e bello il suo rosone gotico-catalano. All’interno si trova un pregevole altarino in legno policromato del Settecento.
Appena fuori, durante la passeggiata all’ombra dei portali tipici dei Massai dell’epoca aragonese, che ornano le sinuose viuzze del centro storico dalle case costruite con mattoni di argilla cruda, si accompagnano le voci tipiche del telaio a mano: il frusciare, lo stridere e gli improvvisi tre rimbombi gagliardi di quando la tessitrice batte la trama tra la lana e l’ordito. Le tessitrici, regine di Villamassargia, con il loro lavoro rendono questo paese il primo produttore in Sardegna di tappeti tipici tessuti con telai a mano.

Operatori consigliati:
Sulcis Explorer di Hubert Zoboli
Via Gramsci n. 199 Carbonia (CI),
Tel. 0781/660428 - Mobile: 346/8442134
info@sulcisexplorer.it
www.sulcisexplorer.it

DOVE DORMIRE:
Agriturismo S’Ortu Mannu a Casa Mia
Loc. S'Ortu Mannu
09010 - Villamassargia
Telefono: 349 5620692
info@agriturismosortumannu.com
www.agriturismosortumannu.com

DOVE MANGIARE:
Ristorante Gazebo Medioevale
via Musio, 21
09016 Iglesias (CA)
Tel. 078130871
www.gazebomedioevale.it

APPROFONDIMENTO:
S’Ortu Mannu

A circa tre chilometri dall’abitato di Villamassargia si trova il grande oliveto chiamato S’Ortu Mannu. L’oliveto, divenuto parco nel 2001, si estende su una superficie di dodici ettari, ma secondo la memoria dei paesani la superficie coperta dagli olivi sino alla prima metà del Novecento era di circa cinquecento ettari.
Colpisce la maestosità delle piante, il tronco dell’ulivo più grande, comunemente chiamato Sa Reina (la regina) ha un perimetro di quasi sedici metri e quest’albero è ritenuto da alcuni l’olivo più grande nel Mediterraneo. Non è raro incontrare singoli olivi e olivastri maestosi, ma per S’Ortu Mannu si può parlare di un intero bosco.
Sono circa 600 olivi domestici -cioè produttivi di olive da olio-la cui grandezza è davvero unica.
L'ulivo è un albero longevo e resistente, che con la sua eccezionale capacità vegetativa ben si adatta ai terreni asciutti.
(A Gerusalemme nell’orto del Getsemani vi sarebbero una decina di olivi risalenti al I secolo.)
Si ipotizza che la Regina sia una pianta più che millenaria.
Questo oliveto ha un grande valore naturalistico e sino alla costituzione del parco presentava una situazione interessante infatti, la proprietà delle singole piante poteva non coincidere con quella del terreno su cui le stesse si trovavano. Tale situazione trovava conferma nell’articolo 28 del regolamento di polizia urbana del comune di Villamassargia del 1932.
Secondo quanto tramandato dagli anziani del paese, il proprietario dell’albero come tale ne poteva godere e disporre per alienazione anche mortis causa. Vantava poi una serie di diritti nei confronti del proprietario del suolo: poteva entrare sul fondo altrui poiché a vantaggio dell’albero era costituita una servitù di passaggio sul suolo nel quale si elevava; poteva cogliere i frutti, compiere le operazioni di potatura e innestare gli oleastri o i polloni che spuntassero dal tronco. Inoltre, per non gravare troppo sul diritto del proprietario del suolo le operazioni di potatura si compivano contemporaneamente alla raccolta dei frutti.
Il regolamento precisa che quasi la totalità della popolazione era proprietaria di piante, da ciò sembra emergere una valenza “comunitaria” del posto ove ciascuna famiglia possedeva una o più piante.
(tratto da N.G. Dessì - http://www.sortumannu.com/)

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